Cronaca

Ecco il virus che "sequestra" i pc: "Soldi in cambio dei tuoi documenti

L'infezione inizia con una finta e-mail di un corriere postale, poi arriva la richiesta di "riscatto"

Già tantissime le vittime del nuovo virus (Foto di repertorio)

Cresce in Italia l'allarme per gli attacchi di un virus battezzato "Cryptolocker", che prende letteralmente in ostaggio i file del computer pretendendo il pagamento di un riscatto. Si presenta sotto forma di file allegato a un messaggio e-mail di un sedicente corriere postale. 

Riproduce logo e marchi del corriere e invita l'utente a "scaricare l'etichetta di spedizione" per un non meglio precisato pacco in arrivo. In realtà si tratta del malware e l'incauto utente che dovesse scaricare il file si vede criptare in pochi istanti i documenti contenuti sul suo Pc.

"Stiamo ricevendo una valanga di richieste di aiuto - spiega Marco Giuliani, amministratore unico della società di sicurezza informatica italiana Saferbytes, secondo quanto riporta Today.it - In realtà questo attacco prosegue da mesi, il malware sta prendendo particolarmente di mira l'Italia dato l'elevato numero di imprese piccole e medie, le più esposte a questi rischi".

L'utente si trova di fronte la seguente scelta: pagare il riscatto o non poter accedere ai propri file. Trovandosi in questa sgradevole situazione, molti utenti possono essere portati a scegliere di pagare cifre che nei casi denunciati andavano dai duecento ai trecento euro.

Ma neanche questa, evidentemente, è una soluzione. "Non necessariamente pagare il riscatto porta all'invio dell'antidoto sperato", avverte Giuliani. L'altra strada possibile è rivolgersi ad aziende specializzate sulla sicurezza informatica che possono tentare il recupero dei dati dai computer infetti mediante procedure che però "non sempre portano a risultati". 

Anzi, le probabilità sono spesso poche. In realtà questo tipo di infezioni "o si prevengono oppure continueremo a vedere nuovi casi", ha detto ancora Giuliani. Questo tipo di malware "più che sulle vulnerabilità del computer fanno leva sulla non preparazione dell'utente: nel 99 per cento dei casi è l'utente che sceglie di scaricare il file infetto. Serve più informazione". 


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