Cronaca

Ritorno a Monza degli arredi della Villa Reale? La missione è impossibile

Intervista con Marina Rosa, già direttore della Villa Reale di Monza, alla vigilia della pubblicazione di uno studio sugli arredi della Reggia. "Difficile ottenere la restituzione di oggetti che ormai fanno parte dell'arredo e della storia di molte sedi istituzionali in Italia e all'estero"

La Villa Reale

“Riportare a Monza gli arredi della Villa Reale di Monza è una missione pressoché impossibile. Almeno da un punto di vista tecnico. Gli arredi della Villa Reale che si trovano al Quirinale sono stati trasferiti da Monza dal re Vittorio Emanuele III  con precisa volontà di salvarli a pochi mesi dall’emissione del decreto dell'ottobre 1919, con il quale il patrimonio presente nelle regge italiane, non solo quella monzese, sarebbero passati dalla Real Casa Savoia direttamente al demanio dello Stato. Oggetti e arredi che oggi sono presenti nelle sedi di rappresentanza in Italia e all’estero. Poi, naturalmente, da un punto di vista politico tutto è possibile”.

A parlare è Marina Rosa, a lungo direttore della Sopraintendenza per i Beni ambientali e architettonici di Milano, già direttore della Villa Reale di Monza di cui conosce approfonditamente la storia. A breve presenterà la pubblicazione di uno studio di ricognizione e di catalogazione degli arredi e degli oggetti presenti in Villa Reale e attualmente dislocati al Quirinale e nelle altre sedi istituzionali.

Una dovuta precisazione che arriva dopo la mozione presentata al Pirellone dal consigliere del Carroccio Alessandro Corbetta. Il giovane politico brianzolo chiedeva a Roma la restituzione degli arredi storici della Villa Reale. Richiesta che già in passato era stata avanzata dal monzese Ettore Radice:  prima dai banchi del Consiglio comunale di Monza durante la Giunta Faglia, poi attraverso una lettera inviata all’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Richieste alle quali  non seguirono mai risposte concrete.

“Il Quirinale è arredato con i mobili provenienti da tutte le regge italiane – precisa Marina Rosa -. La Real Casa aveva dato preciso mandato di scegliere gli arredi da trasferire al Quirinale. Alcuni pezzi particolarmente interessanti dal punto di vista storico e artistico sono stati inviati al Quirinale nell’estate del 1919, pochi mesi prima del decreto”.

Una precisa volontà del re che in questo modo ha voluto preservare alcuni arredi dalla dispersione, come sarebbe poi accaduto per gli altri finiti nelle sede istituzionali in Italia e all’estero.

“A mio parere, da un punto di vista storico scientifico, non è pensabile che vengano restituiti gli arredi presenti ormai da oltre cent’anni al Quirinale proprio perché si tratta di una precisa scelta della Real Casa. Oltre a far parte, ormai, dell’arredo. Magari si potrebbe chiedere la simbolica restituzione di un complemento”.
Ma per l’architetto Rosa è altrettanto difficile intraprendere la strada della richiesta della restituzione dei pezzi e complementi di arredo della Villa Reale presenti nelle ambasciate, nei ministeri e nelle prefetture. “Sarebbe un iter molto complicato anche perché questi elementi ormai sono storicizzati all’interno delle sedi istituzionali”.

Emblematico il caso del grande tappeto tabriz voluto dalla regina Margherita in Villa Reale. Un prezioso tappeto persiano che occupava un’intera stanza. Dal 1923 è esposto al Museo Poldi Pezzoli di Milano. “In passato abbiamo tentato di chiederne la restituzione a Monza, ma non ci è stata concessa. Ormai quel tappeto è musealizzato all’interno del Poldi Pezzoli, è uno dei pezzi più importanti”.

Arredi e complementi d’arredo che in questi cento anni sono stati perfettamente curati e che ormai fanno parte della storia delle sedi museali e di rappresentanza che li ospitano, difficilmente potrebbero far ritorno nella Reggia del Piermarini.

In passato si era parlato anche della realizzazione di copie degli arredi e dei complementi presenti nella Villa Reale, avvalendosi anche della preziosa collaborazione degli artigiani brianzoli. Oggi si potrebbe pensare anche al virtuale.


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