Cronaca

San Gerardo, 'pilotato appalto da 175 milioni di euro': sette indagati

Nei guai l’ex numero uno di Infrastrutture Lombarde, Antonio Rognoni, e il suo braccio destro, Pierpaolo Perez. Indagati anche cinque tecnici. Nel mirino l’appalto per l’ampliamento e la ristrutturazione dell’ospedale

Avrebbero fatto il possibile, e l’impossibile, per far vincere l’azienda amica. Avrebbero deciso a tavolino l’esito del bando. E, per far sì che il loro piano riuscisse fino in fondo, avrebbero creato una commissione di tecnici conniventi e accomodanti. 

I pm Antonio D’Alessio e Paolo Pirotta gettano un’ombra scurissima sui lavori di ristrutturazione e ampliamento dell’ospedale San Gerardo di Monza. La procura, secondo quanto riporta “La Repubblica”, avrebbe appurato come Antonio Rognone, ex presidente di Infrastrutture Lombarde - la società regionale che gestiva gli appalti del Pirellone - e Pierpaolo Perez avrebbero permesso alle aziende di "Menutencoop Facility Management" di vincere il bando per i lavori. 

Il giro dell’operazione, conti alla mano, è di 175 milioni di euro, “Iva esclusa”: l’importo dei lavori effettuati nel plesso ospedaliero di via Pergolesi. 

Nei guai, oltre a Rognone e Perez, sarebbero finiti anche cinque tecnici che hanno fatto parte della commissione di aggiudicazione dei lavori: tutti, già raggiunti da un avviso di chiusura dell’indagini, avrebbero finto di controllare le aziende che avevano partecipato al bando, lasciando vincere la ditta amica.   

"In particolare Rognoni - si legge su Repubblica, che cita gli atti dell’indagine - dopo aver nominato se stesso come presidente di gara e gli indagati come commissari, quindi pubblici ufficiali, concordava con Perez di far valutare le offerte tecniche dei partecipanti a professionisti in qualità di commissari ombra, al fine di favorire un raggruppamento di imprese", già scelto.

I sette indagati, sempre secondo l'accusa, nell'agosto del 2012 "si accordavano per attribuire, modificare e comunque alterare i punteggi tecnici presentati dai concorrenti, redigendo poi all'esito di apposite tabelle che venivano inserite dai commissari ufficiali nei propri verbali ufficiali".

Per i pm quelle tabelle erano assolutamente false perché i commissari non avrebbero mai “visionato ed esaminato, come da intesa segreta”, le proposte delle altre aziende. Tanto chi doveva vincere, secondo l’indagine, si sapeva già. 
 


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