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"Monza (in fatto di case) è una città accessibile a tutti o è solo per pochi?"

Il questionario del centro sociale alla vigilia del corteo di sabato 30 marzo per le vie del centro storico

Immagine di repertorio

Monza, per quanto riguarda le case, è una città accessibile a tutti? Per il centro sociale no, con un capoluogo “in cui il mercato immobiliare è ritagliato su misura per le classi benestanti”. Da sempre la Foa Boccaccio porta avanti il progetto di garantire un tetto a tutti, e alla vigilia del corteo e dell’invasione musicale della città di sabato 30 marzo, lancia sui social un questionario per capire chi può permettersi una casa a Monza.

Il centro sociale non ha mai fatto mistero delle critiche alla giunta di centrosinistra guidata dal sindaco Paolo Pilotto, con i tre sgomberi del 2023 e scelte politiche (in tema di sicurezza, edilizia pubblica e privata) più volte osteggiate dai militanti. “Nonostante un grande patrimonio di unità abitative sfitte, il mercato dell'affitto è ridottissimo, mettendo in crisi tutte le persone che, magari con un lavoro precario e intermittente, non possono permettersi di acquistare una casa o di accedere a un mutuo - si legge sulla pagina Facebook della Foa Boccaccio -. E certamente il nuovo residenziale "green" che tanto va di moda oggi non è accessibile per chi fatica ad arrivare a fine mese. Per non parlare della situazione di chi non trova casa per via di discriminazioni di natura razzista. L'incrociarsi di questi fattori taglia fuori una fetta di popolazione dall'accesso al diritto all'abitare, spostandola nei comuni limitrofi”. 

Una situazione che a Monza riguarderebbe non solo il centro storico, ma anche la periferia con prezzi spesso inaccessibili. “Inutile ribadire che non si registra alcun intervento significativo in tema di edilizia residenziale pubblica, quelle case popolari che stanno gradualmente scomparendo dalla geografia della città e dalla pianificazione politica - si legge ancora sui social del centro sociale -. Il modello di città proposto, al contrario di quello che dice Pilotto, non segue affatto i bisogni di chi abita il territorio, ma al contrario, punta a rendere la città esclusiva e attrattiva per un nuovo tipo di abitante, in genere proveniente da Milano e con grosse disponibilità di denaro. In tale contesto, la popolazione giovanile di Monza fatica a intravedere prospettive di vita”.

E sono proprio i giovani i destinatari del questionario (anonimo) realizzato dal centro sociale per sondare la situazione in città, rivolgendosi proprio alla fascia d’età tra i 20 e i 40 anni. Un questionario per capire come fa una persona under 40 a mantenersi, quanto è caro il costo della vita chiedendo direttamente se per riempiere il carrello si è persino arrivati a rubare. Oppure si è cercato di fare quadrare il bilancio magari riducendo gli acquisti anche attraverso il recupero di cibo invenduto o rivolgendosi alle distribuzioni gratuite di alimenti. 

“Rispondere a queste domande è utile per capire se viviamo in una città 'accessibile e inclusiva' o se, al contrario, Monza sta diventando sempre più 'esclusiva e inaccessibile', imponendoci quindi di ragionare su politiche abitative più rispettose di bisogni e desideri degli abitanti - si legge nell'introduzione al sondaggio -.  Questo questionario anonimo è il punto di partenza di un lavoro di inchiesta autogestita territoriale dedicata alla popolazione monzese compresa tra i 20 e i 40 anni: nel compilarlo ci aiuterai a raccogliere dati e opinioni utili a costruire un punto di vista comune su questi temi. L'esito di questo lavoro verrà restituito alla cittadinanza a fine maggio, in un evento pubblico".


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